Posso sempre pensare

Posso sempre pensare

Siamo ai primi del Novecento. Leda Rafanelli ha vent'anni e ha scelto da che parte stare. Ha un sogno che vive con la determinazione e l'intensità del progetto: far prendere coscienza ai tanti che nella società non hanno voce delle ingiustizie e dei soprusi che subiscono, suscitarne la reazione, iniettare loro la sua fiducia e volontà che un mondo diverso e migliore sia possibile. L'anarchia è "la stella, sia pur lontana", a cui guarda l'intera vita, ma questo non spiega tutte le scelte che fece, sfide dettate anche da una personalità originale, capace di inglobare le esperienze di vita più diverse. Nella sua "anarchia vissuta al femminile", emotività e sentimento hanno altrettanto peso della ragione. Accanto a forti certezze, come chi ha la libertà e il coraggio di aprire nuovi varchi, ebbe dubbi e contraddizioni, che non nascose, anzi mise a nudo nei suoi scritti. Questo fa di Leda Rafanelli un personaggio intrigante, a suo modo rappresentativo di un'Italia minore e insieme di punta. Raccontare di lei ha voluto dire parlare anche del suo femminismo problematico, della fragilità nell'amore, degli incontri con uomini che poi divennero famosi, Carrà, Papini, Mussolini.
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