essere un altro (un poco), essere altrove (qualche volta)
Il titolo vuole annunciare il tema e il tono del libro: ironico, divertito, cinico, minimalista. Racconta le peripezie di piccoli uomini che affrontano grandi interrogtivi e di come vi si smarriscono senza poterne venire a capo. Appaiono patetici i loro tentativi di ridurli alla propria dimensione fatta di compromessi autoindulgenza e sacrifici a piccole dosi,e buffe le loro smorfie sotto le docce scozzesi a cui si assoggettano nel loro pendolare dall'immaginazione alla realtà e viceversa. Se il libro avesse uno scopo, sarebbe quello di farci ridere non di loro, ma di noi stessi; ma il libro non ha verità da rivelare nè profondità da esplorare, e vuole solo raccontare, magari in modo eccentrico, forse caustico, qualche volta riflessivo, di come "essere un altro, essere altrove" possa presentarsi imparzialmente come un sogno o come un incubo.Per Eros Di Maggio è più che altro un incubo, quando viene a molestarlo con l'imperativo categorico di risollevare la propria vita dalla palude di soddisfatta mediocrità in cui sta affondando. Ma Eros non ha nulla di eroico, è solo un bislacco professore di liceo con la testa a pera e la mania di scrivere per ogni occasione bigliettini di augu
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