Gocce

Gocce

Un amore. Come tanti, come nessuno. Fatto di "cose" normali, di accensioni, di ardori, di raffreddamenti, di coraggio e di paura... della fine naturalmente. Abbandonarsi vuol dire essere abbandonati? I due protagonisti non lo sanno, sanno solo che finirà. E allora lottano: contro se stessi innanzitutto ma anche contro la morte oppure contro la vita, che in fondo è la stessa cosa. Lottano contro la normalità, troppo prevedibile nell'amarezza del suo epilogo. Perché oggi è scontato amare, soffrire, vedere la propria passione evaporare. È scontato avere paura e soccombere. In amore soprattutto, dove le paure sono sconfitte. Eva e Pietro, procedono come specchi, l'una conseguenza dell'altro, schiavi del passato morboso che li avvicina ma non può unirli. Vivono, gioiscono, si piegano alle loro patologie. Consumano il loro sentimento ingenuo e profondo in una città, Firenze, vista da una prospettiva piovosa, rarefatta, nostalgica. E l'amore, allora, è davvero un inquilino misterioso che nessuno saprà mai quando arriva e quando se ne andrà. Eppure spesso, quasi sempre, finirà per andarsene. Magari lentamente, magari all'improvviso. Magari evaporando, goccia a goccia.
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