Echi e tuoni della Serenissima. La musica di Giuseppe Cervellini (1744-1824) «Abate Irriverente» tra il Friuli e la Venezia Giulia napoleonica
L'idea è quella di porre una lente d'ingrandimento sulle quotidianità di Giuseppe Cervellini (1744-1824), abate e musicista veneto, poeta d'occasione, teatrante, organista, violinista, maestro di cappella e precettore tra il Friuli, la Venezia Giulia, Paesi e città d'Oltralpe (sicuramente Salisburgo, Dresda e Varsavia), nel difficile periodo della caduta di Venezia sotto la furia del ciclone napoleonico, spartiacque culturale, se non artistico, tra i Lumi della Ragione settecentesca, la Wiener Klassik di Haydn e Beethoven, e il materializzarsi dei primi sintomi del Romanticismo ottocentesco ancora da inventare. "Convienmi seguir la Musica de' vivi, sebben più di buona voglia seguirei quella de' Morti..." confessava Cervellini con molta onestà , anche se nell'intimo del rapporto epistolare, all'affezionatissimo Padre Martini, vate e luminare bolognese, maestro negli stessi anni di Wolfgang Amadeus Mozart. Esponente di una ricca ed ultima generazione di artisti della Serenissima che riusciva ancora a tenere banco in tutta Europa tra corti reali, palazzi principeschi, teatri e orchestre di giro, difese la normalità della sua professione con un sano e robusto spirito ribelle.
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