Il viaggio in Sicilia (1776-1779)

Il viaggio in Sicilia (1776-1779)

Negli orizzonti dell'ideale neoclassico, Jean Houel era attratto dalle antichità siciliane, che vedeva custodite nell'isola come in un santuario. Scriveva: "Vi si trovano due anfiteatri, sei teatri, ventisei templi, di cui diversi ancora intatti e abbastanza ben conservati, tre monumenti trionfali, palazzi, mura di città, ponti, che rivelano ancora l'antica struttura muraria, serbatoi destinati alla raccolta dell'acqua, acquedotti, pozzi scavati nella roccia con comunicazioni sotterranee; altri pozzi di terracotta, bagni di diverse specie, tombe diversissime fra loro per forma, dimensione e fattura, scuderie antiche". Egli, da pittore e architetto, concentrava quindi il maggiore impegno investigativo su questo terreno, attribuendo al rapporto testo-immagine un rilievo particolare, sul piano tecnico oltre che estetico. Offriva così materiali utili all'archeologia, che usciva intanto dal bozzolo dell'antiquaria. Ma collocava tutto questo in una narrazione di tipo odeporico, che ritraeva con molta cura i caratteri e la vita sociale dell'isola. Il viaggiatore si riprometteva di raccontare una Sicilia più ampia di quella che era stata annotata fino a quel momento.
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