E gli occhi hanno visto la vista. L'immagine tra G. Deleuze e C. Bene.
Questo libro mette in rilievo due delle nature più audaci, inquiete e contraddittorie del secolo scorso: Gilles Deleuze e Carmelo Bene. Il primo, testimone attento e assiduo del suo tempo, un filosofo raro, la cui potenza speculativa si apre alle forme più diverse e remote del pensiero e dell'azione umana, la cui indagine, impeccabile, abbraccia le dispute filosofiche, la letteratura, si estende alla psicanalisi e non trascura il cinema, l'arte, lo sport. Un Maestro vorace che porta un contributo mirabile al Novecento, con una serie di scritti magistrali. Un uomo singolare e multiforme, la cui vita non è meno straordinaria delle sue osservazioni, il cui destino è grandioso e nel tempo stesso triste. Il secondo, Carmelo Bene, genio teatrale per eccellenza, dal temperamento convulso, mutevole, selvaggio, dalla sensibilità irritata. Istrione che trasforma in principio l'eccesso, il disordine; creatore che si trascina nelle contraddizioni più folli. Innovatore proteiforme che avverte il bisogno istintivo di oltrepassare i confini della realtà presente, che aspira a uscire fuori dal tempo.
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