La pienezza del vuoto. Tracce mistiche nei testi di Robert Walser
Robert Walser (1878-1956) è stato, al contempo, uno tra i più grandi autori svizzeri del Novecento e una delle voci maggiori della narrativa tedesca del secolo scorso, se non di quella novecentesca in generale. Kafka, Musil, Canetti, Benjamin, Hesse, fra tanti altri, dichiararono da subito la loro ammirazione per la prosa del Nostro, ma egli non conobbe in vita gran fortuna editoriale, né di pubblico. Ebbe a scrivere Claudio Magris: "Walser appartiene a quella generazione di scrittori nella quale si compie, con risultati di altissima poesia, la fondamentale rivoluzione della letteratura moderna ossia la disarticolazione della totalità e del grande stile classico". Per questo Francesco Roat è andato in cerca delle cospicue tracce mistiche che abbondano in tutta l'opera di Walser: specie nei romanzi della trilogia berlinese, che qui si analizza in modo privilegiato e da cui emergono in modo incontrovertibile, la dimensione spirituale, l'afflato religioso e, se vogliamo, il laico misticismo di questo grande scrittore.
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