Bell'amùri
In una calda notte di luglio del 1948, in una casa di Policastro, si veglia il morto Ninicièddu, o 'u figliu d''u previti, il figlio del prete, come pure lo chiamava la gente che ne riconosceva come padre il parroco del paese. Attraverso i ricordi di tre donne verranno raccontate le sue cocenti e dolorose delusioni d'amore, in un rito d'oralità corale caratterizzata dal dialetto che ne esalta espressività e realismo. Alla fine interverrà alla veglia anche il vecchio prete del paese. Sarà proprio lui, nell'ossessione dei suoi vizi e d'una concezione angusta e immobilista della realtà, a svelare la vera paternità di Ninicièddu, con una chiusa narrativa che suggella il senso d'abbandono che ha sempre segnato la vita.
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