La panchina dei soprannomi
Racconti da panchina che si spiegano da soli, tra confessioni e dialoghi, chiacchiere e chiacchiericcio, devozioni e litanie, "santi" e "madonne" e "gesucristi" tra similboccaccio e paravangelo, in maglie di parole, in fiati di sospiri, in schiene rotte dal tribolo quotidiano o coloriti raggiri da amaro far niente. Che Angiuli trae dai siti del suo Sud magnifico e magnanimo: da tipi e situazioni; colori, odori e umori: un immaginario figliato, coerentemente, dalla poetica "post-rurale" che Angiuli persegue da decenni insieme con compagni di viaggio che ne condividono la progettualità culturale, ancor prima che letteraria. Uno di questi, legati da un solido e solidale sodalizio, è Vito Matera, l'autore dei disegni che raccontano i racconti a modo loro, ovvero con un tratto trasognato e fantastico e qualche nuance ludica, che contribuisce a rendere originale questo libro, rafforzandone la calda cifra antropologica.
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