Del destino e dell'amore. L'innocenza violata
Allorquando l'uomo raggiunge l'età matura che lo porta, inevitabilmente a guardarsi non solo dentro di sé ma anche a rivolgere il suo pensiero critico al mondo che lo circonda, una delle prime domande che si pone è: cos'è il destino? Chi o che cosa governa il nostro vivere, la nostra stessa nascita? E si, anche la nascita, in quanto già da quell'importante momento si riceve da quell'entità un segno, una scelta, un distintivo di cui il nascituro non ha né merito né colpa: che si nasca bello o brutto, intelligente o incapace, in una famiglia ricca o povera, in salute o malattia, e così via, è quel destino che lo decide, non l'uomo, né la combinazione biologica del seme maschile e della fecondazione femminile. Tutto è affidato al destino, al fato o, per chi crede, ad un Dio. La storia narrata nel libro è quella di due gemelli abbandonati sin dalla nascita ad un Orfanotrofio e, così, quindi, segnati dal fato ad una vita di eterna sudditanza al pregiudizio, all'ignoranza dei cosiddetti "benpensanti". Indubbiamente senza averne colpa ma comunque forniti, dallo stesso destino, di una volontà di riscatto di affermazione della propria uguale dignità di uomo e di donna.
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