I mestieri di Po. Navaroli, renaioli, contadini, lavandaie
Seguendo le rive lombarde del Po e dei suoi affluenti in un procedere a segmenti sulla linea del tempo e dello spazio, che alterna l'impatto rude e a volte violento dell'immagine a quello scarno ma non meno ruvido della parola, questo libro mette in scena dei mondi con i loro confini: demarcazioni e punti terminali tipici della civiltà contadina nel sud lombardo, che riflettono emblematicamente importanti intermittenze della nostra epoca. Dando corpo a una coralità polimorfa di voci e di sguardi, il libro registra la fine di alcuni mestieri di fiume e di terra e l'imporsi di nuovi protagonisti sulla scena di una realtà trasformata. Cuce il racconto, che si sviluppa nella sfaccettata vitalità delle sue microstorie, il rumore di fondo del lavoro, con le cesure della guerra e del secondo dopoguerra, delle emigrazioni di sempre e delle nuove immigrazioni. La "narrazione" procede per cicli tematici - si avvicendano i personaggi, a volte disseminati nel resoconto, come nel saggio introduttivo di Franco Dolci, altre citate in forma di racconto autobiografico come nelle testimonianze di Erminio Bergonzi, Romano Migliavacca e Teresa Marconetti, o in quelle dei mungitori indiani Darshan Singh e Jagjit Rai Mehta. Altre volte ancora, questi personaggi sono semplici nomi sulla carta, o volti, di navaroli, lavandaie, renaioli e ghiaiaroli, quelli degli uomini di fiume o dei protagonisti del lavoro contadino di ieri e di oggi, ripresi nelle oltre 200 immagini raccolte qui.
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