Pinelli. La diciassettesima vittima
Giuseppe Pinelli muore, nella notte tra il 15 e il 16 dicembre 1969, volando dalla finestra dell'ufficio del commissario Luigi Calabresi, situato al 4° piano della Questura di Milano. È uno tra i numerosi fermati, nel pomeriggio del 12, a seguito dell'attentato di piazza Fontana. Immediatamente le autorità indicano negli "estremisti di sinistra", e tra questi gli anarchici, i "sicuri" esecutori della strage, mentre i veri colpevoli vengono ben nascosti dalle manipolazioni e deviazioni messe da subito in atto. Non a caso, e giustamente, i movimenti di sinistra, con i libertari in testa e con l'aiuto di un piccolo nucleo di giornalisti democratici, lanciano ben presto una campagna di controinformazione che battezza quella di piazza Fontana come "strage di stato". La magistratura, dopo anni di vane ricerche, con un artefizio giuridico sentenzia che la caduta è stata causata da un "malore attivo". Da allora sulla vicenda cala il silenzio fino al momento del processo Sofri-Calabresi, ma mai si cercherà di fare chiarezza sulle responsabilità politiche e materiali della morte del ferroviere anarchico. Pinelli è la diciassettesima vittima innocente - ma anche "consapevole" rispetto alle sedici vittime "ignare" dell'attentato - di quel tragico dicembre 1969. Mantenere viva la sua memoria è un dovere politico e morale.Scritti di: Amedeo Bertolo, Camilla Cederna, Pier Carlo Masini, Corrado Stajano. Con un'intervista di Lorenzo Pezzica a Cesare Vurchio.
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