Harmattan. L'odore delle mandorle dolci
Raccontare del viaggiare per parlare della vita, attraverso personaggi che transitano venendo da "porti" diversi ma a fatica lontani. Sfondi d'Africa prossima nostra, alle coste e alla storia; nel '900 che culla i respiri di oggi, balcone per scorgere, nel cambiamento che irrompe, l'ostinato persistere del rumine del cuore: Hamada e Jurgen. Jenan. Riconoscere che il cammino conduce oltre le parti composte dello scorrere dei passi, oltre la volontà di riconoscersi, di carezzarsi negli affetti: filigrana dei nomi dati alle immagini e alle cose. Perché, nelle differenti parole usate per indicare i contenuti dei giorni, si possano trovare comunanza e pertugi per rifuggire il peso utile ma precario di ciò che usiamo per orientarci. Allora le diversità e gli amori contrastati si trasformano in coro di assonanze, i mari come le separazioni divengono ponte e non solo fossato, gettato oltre il doloroso cesello dell'arte. Conduce questa sovrabbondanza nel soffio 'harmattan' che, irrompendo, trascina noi, ospiti nel nostro albergo, verso il profilo liberante di nuovo giardino.
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