ItaliaEuropa in 150 anni. Pace e non violenza
La fine del XX secolo e l'inizio del XXI sono stati caratterizzati da un incredibile aumento delle disuguaglianze che dai paesi del sud del mondo si sono estese anche all'interno dei paesi ricchi. Ci troviamo in un sistema socio-economico che non sa condividere la ricchezza fra tutti gli uomini della terra. Quando i grandi poteri che gestiscono questo modello di sviluppo prendono atto che esso non è estensibile a tutti, accettano che ci siano esclusi ed inclusi, sommersi e salvati. Per mantenere questo stato di cose è ritornata la guerra. La pace è diventata una parola in disuso e in un momento in cui dovrebbe imporsi con forza si è invece allontanata dall'orizzonte del nostro tempo. Ormai sappiamo con certezza che non c'è futuro senza pace e che uno dei pilastri della pace è la giustizia. La guerra non si può più giustificare in alcun modo, è morte, menzogna, tradimento, devastazione, sofferenze di ogni tipo, è distruzione di risorse vitali, è una ricaduta nell'inciviltà. L'articolo 11 della nostra Costituzione esprime con chiarezza sia il ripudio della guerra, sia la necessità di porre limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia.
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