12 mesi a Funchal
E difficile dire esattamente come e quando Funchal sia cambiata. Da piccolo porto di mare trasformato all'improvviso in fiorente capitale dello zucchero, dove passarono Zarco e Colombo e tanti altri famosi e anonimi pionieri dell'avventura marittima europea, la città divenne successivamente punto di passaggio di tutte le rotte verso il grande oceano, o più plausibilmente verso il Nulla. Prolegomeno ed epitaffio di tutti gli imperi inconsutili, Funchal sfrutta oggi la qualità del suo tempo sospeso, celebrando la propria fama internazionale di bonsai atlantico e l'eterno destino di periferia primaverile d'Europa. Nell'atmosfera esuberante dei suoi giardini sub tropicali si conversa sul quotidiano, nelle sue viuzze di pietra basaltica, che l'asfalto non ha nascosto, si coltivano le regole della convivenza samaritana e la morale borghese del bell'apparire, nelle sue case di piaceri e angosce si rinnova il rito sociale del tè, introdotto dalle antiche famiglie inglesi, mentre vengono assaporati ricordi golosi dell'epoca della città dolce. Il comportamento british a Funchal è talmente interiorizzato che i suoi cittadini lo rinnegano e lo imitano ogni giorno, allontanandosi l'uno dall'altro, e ritrovandosi invece nel loro cosmopolitismo contaminato da piccole invidie di provincia, nel loro modo raffinato e risentito di essere portoghesi, nella loro resistenza ironica e innocua a tutti i destini coloniali.
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