Ambiente Italia 2005. 100 indicatori sullo stato del paese. Innovazione, qualità, territorio: idee contro il declino
Ambiente versus declino: questa in sintesi la chiave di "Ambiente Italia 2005". Il Rapporto di Legambiente, curato dall'istituto Ambiente Italia, propone quest'anno - accanto al tradizionale set di 100 indicatori statistici in grado di cogliere cambiamenti e tendenze nello stato del paese - una raccolta di analisi, riflessioni, proposte su quanto costa all'ambiente la perdita di capacità innovativa da parte del sistema-Italia, e su come proprio l'ambiente possa e debba giocare da protagonista nelle strategie contro il declino. Molte e molto autorevoli le firme: Anna Maria Artoni, Fabrizio Barca, Duccio Bianchi, Guglielmo Epifani, Roberto Formigoni, Luciano Gallino, Emilio Gerelli, Gianmaria Gros-Pietro, Alberto Majocchi, Claudio Martini, Ermete Realacci, Giovanni Valentini, Gianfranco Viesti.Questa coppia ambiente-competitività è bene esemplificata dalla questione energetica. Il 16 febbraio 2005 è entrato in vigore il Protocollo di Kyoto, e l'Italia che l'ha ratificato è lontanissima dal proprio obiettivo di riduzione delle emissioni di anidride carbonica. Ma mentre continuano a mancare atti politici concreti e conseguenti nelle sole due direzioni utili ad applicare il trattato - migliorare l'efficienza energetica e sviluppare le nuove fonti rinnovabili a cominciare dal solare e dall'eolico - c'è ancora chi non vede una verità evidente: le politiche di riduzione delle emissioni che danneggiano il clima non sono necessarie soltanto all'ambiente, servono anche all'economia perché con esse diminuiscono i costi per le imprese (se si consuma meno energia per unità di Pil) e aumenta l'indipendenza energetica del paese (se si investe in fonti non 'd'importazione' come quelle pulite). Ma il ruolo dell'ambiente come irrinunciabile fattore competitivo è decisivo in tutte le principali strategie per sconfiggere il declino: sta dentro l'impegno contro l'illegalità diffusa e la criminalità organizzata, che dall'abusivismo edilizio alle ecomafie devastano il territorio e che soprattutto nel Sud rappresentano un formidabile disincentivo allo sviluppo economico; sta dentro la necessità di investire molto di più in educazione, formazione, ricerca, risorse immateriali e dunque squisitamente ecologiche; sta dentro l'esigenza di valorizzare quel cosiddetto "capitalismo territoriale" che è il primo prodotto tipico italiano e il motore del successo del "made in Italy", la cui caratteristica più originale è in un fortissimo radicamento nelle risorse locali (paesaggio, beni culturali, agricoltura e turismo di qualità, saperi tradizionali, legami sociali, patrimoni di convivialità e di "buon vivere").