Elogio del furto. Vincere da juventini, rubando senza rimorsi
La Juve vince perché ruba. Quante volte si è sentito dire? Ebbene, c'è una novità: gli juventini, oramai, ne sono consapevoli e se ne vantano pure. Milan, Inter, Roma, Napoli, Fiorentina, Lazio, Parma, persino Verona e Palermo: tutto il calcio che conta ha da recriminare su furti decisivi, che hanno fruttato scudetti e coppe ai bianconeri. Ma le invettive perdono di senso: perché lo juventino non ha più rimorsi. Anzi, si esalta. "Come il tossicodipendente ha bisogno di stimolanti sempre più forti, come il deviato sessuale ha bisogno di pratiche sempre più estreme, così il tifoso juventino, viziato di vittorie, per godere ha bisogno di vincere in modi sempre più artificiali". Rubare sul campo senza rimorsi è insomma una filosofia che qui viene snocciolata, in forma di lettera aperta, proprio a colui che per gli avversari invidiosi è il Principe dei ladri: Luciano Moggi. Un libro autoironico, a tratti comico, ma sorretto da una rigorosa ricerca storica. Ancora, un viaggio dal sapore letterario nella storia e nel costume di trent'anni italiani. Per gli juventini doc, ma anche per gli anti-juventini, che troveranno molti spunti per alimentare la convinzione che la Juve vince perché ruba.
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