Il diavolo dell'Est. Continua il romanzo chiamato Shevchenko
A Milanello gli allenatori cambiano, ma per Andriy Shevchenko, ucraino di nascita e ormai milanese e milanista d'adozione, non fa differenza se a dirigerlo sia Alberto Zaccheroni, Cesare Maldini, Fatih Terim o Carletto Ancelotti: lui segna. Sempre. Con una costanza impressionante. E' una bellezza indubbia, superando quota 100 reti già nel gennaio 2004. "Il diavolo dell'Est", in nuova edizione, non è né una biografia né un'agiografia, ma il racconto di un ormai ex 'enfant prodige' del calcio, un virtuoso delle aree di rigore, un professionista del collettivo che riesce magnificamente a convivere sia con la propria imprescindibile individualità, sia a esaltarsi con i compagni del Milan. La storia aggiornata di un atleta schivo e riservato, di un campione che già nel 2003 si qualificò terzo nella corsa al Pallone d'Oro, dopo Pavel Nedved e Paolo Maldini, e che nel 2004 potrebbe trovare lo scatto giusto verso le preferenze dei maggiori critici europei. Sullo sfondo del racconto, anche la storia di una terra, quella ucraina, più volte offesa, che, nonostante le sue ferite, può continuare a specchiarsi negli occhi gentili di un osannato campione.
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