Lavoratori senza. Giovani e postfordismo in una città meridionale
Bari è un osservatorio privilegiato sui mutamenti del lavoro. Le trasformazioni in senso "postfordista" dell'organizzazione produttiva risultano più avanzate che nelle altre città del Sud, ma la persistenza dei connotati tipici di un contesto meridionale accentua la drammaticità delle ricadute sociali della "precarizzazione". La ricerca condotta dagli autori indica che il lavoro sta perdendo progressivamente la sua tradizionale capacità di garantire un'esistenza autonoma e dignitosa. L'incongruità del reddito, l'insicurezza occupazionale, il venir meno delle tutele annesse impediscono di far fronte ai bisogni ordinari, nonché di formulare progetti di vita a lungo termine. E al di là delle poste in gioco materiali, il lavoro diventa un'esperienza sempre meno rilevante nella formazione della personalità e dell'identità sociale del lavoratore. Le promesse di libertà e di creatività che accompagnano le nuove occupazioni sono fruibili solo da una ristretta fascia privilegiata di lavoratori. Donne e giovani ne pagano il prezzo più elevato. Il disagio stenta, tuttavia, a tradursi in istanza politica collettiva, poiché è stemperato da una serie concentrica di dispositivi sociali: il ritorno sotto l'ombrello protettivo della famiglia, l'integrazione nella società dei consumi e un immaginario sociale dalla forte presa sui giovani lavoratori che legittima la corsa alla dismissione dei diritti e delle tutele.
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