Sonetti per Cecca da «La tiorba a taccone»

Sonetti per Cecca da «La tiorba a taccone»

Un misterioso poeta secentesco, dall'identità mai definitivamente accertata, rovescia il canone lirico della poesia d'amore petrarchesca e rinascimentale per cantare le lodi, in vita e in morte (presunta), di Cecca, una popolana napoletana dalle grazie inquietanti e triviali. Eppure in lei c'è il fascino che tiene avvinto il malcapitato amante (e anche il lettore in vena di sapori forti). La lingua napoletana è una meraviglia, un continuo fuoco d'artificio di sonorità, pur nell'asprezza delle rime e del lessico, appena temperati dalle acrobazie formali e metriche del barocco. Quando non è stato possibile italianizzare la rima, si è fatto ricorso ad assonanze o si è mantenuto il termine napoletano il cui significato è riportato nel Glossarietto.
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