La Buga. Storia «minore» della miniera di Perticara
Perticara, oggi, sta lottando contro il tempo. Il paese si spopola, la scuola chiude, il lavoro scarseggia. Eppure soltanto qualche anno fa, il paese, capitale economica di quel lembo di terra incastonato tra Romagna, Marche e Toscana, era in piena espansione. Cinema, teatri, bande musicali, tennis, calcio e filodrammatica erano il risultato in superficie di una vita vissuta a qualche centinaio di metri sotto terra. La buga, come è chiamata in dialetto la miniera, ha segnato l'esistenza di un paese intero e dei suoi abitanti. Protagonisti di una epopea fatta di segnali acuti di sirena, odori acri dello zolfo e del carburo, autocarri colmi e corriere che trasportano minatori venuti da lontano. Una suggestione al confine tra realtà e fantasia che Enzo Antinori nel suo libro, quasi un romanzo storico, ha strappato al ricordo per riproporla attraverso i protagonisti. Dai signori Masi, proprietari della buga al sorvegliante Mordenti, da Pirazzoli a Nucent, la buga restituisce alla storia fatiche, desideri e facce bruciate dal calore di tutti quei minatori che hanno trascorso una vita sotto terra.
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