Nella deriva del tempo
Il fuoco dell'eros filtrato dalla memoria che lo ricupera tra ironia e nostalgia, tra abbandoni lirici e stoccate epigrammatiche, in una dimensione emotiva irrimediabilmente marcata da una drammatica esperienza che ha diviso una vita tra un prima e un dopo. Le liriche, allo stesso tempo tenere e dissacranti, di un linguista prestato con successo alla letteratura e convinto che solo attraverso la poesia si pòssa veramente dire tutto ciò che si sente dentro, senza remore e senza paura delle parole: una poesia in cui l'urgenza del dato personale trova sbocco nell'oltranza verbale e nell'assaporamento delle voci degli autori amati, da Dante a Petrarca, dal Poliziano a Gabriele D'Annunzio, da Giorgio Caproni a Mario Luzi e a Daria Menicanti, da Arthur C. Clarke a Philip K. Dick, in una inedita e sorprendente fusione di toni scanzonati e ripiegamenti meditativi. Così, nel ritmo, ora veloce, velocissimo, ora lento dei versi, amore, sensualità, desiderio, rimpianto, nostalgia, rabbia, dolore e paura fanno tutt'uno dando corpo a un "sentimento dell'eros" in cui non si può non riconoscersi.
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