Evita lo specchio e non guardare quando tiri la catena

Evita lo specchio e non guardare quando tiri la catena

Se ne sta lì seduto sul letto, con la schiena contro il muro e il blocco giallo in mano. Seduto a scrivere poesie poesie e poesie. Come sempre. E anche quando non gli viene una poesia riesce a scrivere una poesia sul fatto che non gliene vengono. E insomma Bukowski è sempre lì, libro dopo libro dopo libro, come un gatto pronto all'agguato. Sta proprio dove l'hai lasciato, forse un po' più avanti. E quando meno te l'aspetti ti ritrovi un suo libro tra le mani. Come questa nuova raccolta di poesie che come ogni sua raccolta di poesie ride e piange tutt'assieme, sta ferma e si muove all'improvviso, si lamenta ma alla fine sotto sotto sorride, anche dopo la più cupa delle domeniche passate dentro un letto buio con il frigo vuoto. Scrive di sé, Bukowski, costipato nell'anima, irascibile, urlando a sua moglie, fracassando bicchieri contro il lavandino: pessimi modi, nervi a pezzi, pessimo stile di vita ma come sempre assolutamente amabile e amato per ogni verso che scrive.
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