Intorno Capo Peloro
Un viaggio "a mano libera" sulla sponda sicula dello Stretto di Messina è il motivo che ordina questo taccuino di viaggio, che trova la sua poetica descrizione nel commento di Marcello Séstito quando scrive: "Dev'essere lo ziconco oceanico, dev'essere lo strabilio di mare in cui i garofali si sposano con i gorghi abissali, dev'essere per quell'insanabile istinto che lega gli esseri ai luoghi, o forse per quell'insano desiderio a possederli fin nei più reconditi anfratti, o ancora per quell'esercizio fisico imposto dalla "mano libera" che ci costringe a prendere possesso dell'inafferrabile come può solo il disegno, deve essere per quella malattia congenita che ci impedisce di emigrare da essi trascrivendoli nel ricordo figurato, dev'essere per questo e altre mille ragioni se un individuo speciale munito di lenti e penna sottile esercita il suo entusiasmo su una terra che a molti appare pacificata, mentre in essa moti e tremuoti, reme ascendenti e discendenti, fascinazioni estasiate e mitologiche mai sopite impediscono qualsiasi pacificazione con il sito se non tradotto in opportunità di conoscenza. Ed è come se tutti, indistintamente fossimo costretti ad attraversare questo collo di bottiglia, questa enorme nassa, fino a rimanerne impigliati, fino a spiaggiarci nella Finis Terrae di Capo Peloro".
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