I medici di Chopin
Seduto al pianoforte, le note sfumavano fino ad estenuarsi e il silenzio che seguiva portava ad uno struggimento di spasmodica sofferenza. Dove finiva il pianissimo e quando iniziava il nulla? Impossibile, dirlo. Qualcuno continuava ad osservarlo a lungo dopo che le dita avevano cessato di muoversi sulla tastiera. Brevi e improvvisi sussulti creavano l'illusione che egli stesse ancora inseguendo oltre il percettibile le regioni ultime del sentire. La posa innaturale del corpo denunciava una levità trasfigurata. La semplicità sempre ricercata nell'espressione artistica aveva esteso il suo influsso sull'intero organismo e l'aveva apparentemente svuotato di ogni altra energia che non fosse la pura essenza del vivere. Il furto insidioso e implacabile si era consumato, ma i più ritenevano che ciò non fosse dovuto alla tisi, di cui altri parlavano apertamente, bensì l'inesorabile compimento di un'esistenza predestinata a dissolversi prematuramente. Il mondo delle emozioni pure e incontaminate lo reclamava a sé. Il dolore straziante di perderlo risultava così mitigato dal sentimento di poterlo godere ugualmente nell'eternità del mistero esistenziale. La prefazione al volume è di Mario Schiavina.
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