Trenità
Un uomo sale su di un treno, deciso a non scendere più. Da quel momento, e per un tempo indefinito, non succede assolutamente nulla. Ma "le cose importanti accadono sempre negli interstizi tra i fatti (questi non sono che la loro registrazione notarile)". Per questo "Trenità" è il viaggio ideale svolto su un binario morto, arrestando l'incessante procedere delle cose e permettendo alla fantasia e alla memoria di svolgersi coi loro tempi e i loro modi. Ecco allora che i ricordi assumono la forma di ostili oggetti pensanti, che le canzoni diventano la colonna sonora della vita vissuta e di quelle immaginate, che le angosce assumono la forma sensibile di incubi linguistici. Intanto, dall'incastro di questi brevi brani, dal gioco dell'ironia e delle combinazioni, prende forma - fra le righe, in filigrana - una sorta di altalenante educazione sentimentale. Nei frammenti d'immagine che si riflettono nel finestrino s'intravede una nuova coscienza di sé, di un sé che potrebbe essere ognuno di noi. Un testo reticolare, stratificato, ricco di echi e di campionamenti: più che un romanzo un concept album, più che una raccolta di racconti un ipertesto, più che un diario un baldanzoso zibaldone.
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