Dimitri Mitropoulos. Una luce che incatena il cielo
Apostolo della modernità e asceta della arcaizzante Chiesa Ortodossa. Devoto dell'analisi strutturale e orgiastico demiurgo sul podio. Temperamento dionisiaco e sensuale e anacoreta immune alle lusinghe del mondo, cui si sentì sempre straniero. Dietro la manieristica definizione di Mitropoulos come "sacerdote della musica" si celano irrisolte contraddizioni, giochi di specchi che avrebbero potuto far dire al direttore "io, è un altro". La precoce vocazione monastica poi sublimata nell'immolarsi alla musica; il rapporto ambiguo e tormentato con la sessualità; l'attitudine francescana a prodigare il proprio denaro per gli altri; la lotta prima sotterranea, poi aperta, con lo show-business americano e la sua tendenza a fare di lui un personaggio dal glamour di uno Stokowski: rendere 'spendibile' la sua diversità... L'intera esistenza del Greco è un trionfo della fede nella propria missione, perseguita a costo della felicità, la cura di sé e, infine, la stessa vita. "Eccetto per i momenti in cui sono sul podio, io non ho una vita ": diceva di sé. In questo crepuscolo dell'umanesimo che stiamo vivendo, ripercorrere la vicenda di Mitropoulos diventa un modo per riflettere sul collasso di un'intera civiltà: la nostra.