Vencidos. Violenza e repressione politica nella Spagna di Franco (1936-1948)
"Sono almeno tre i motivi che rendono culturalmente e storiograficamente rilevante l'iniziativa di proporre ai lettori italiani questo lavoro. In primo luogo perché esso fornisce una visione di sintesi, che l'autore opera districandosi e orchestrando una letteratura che conosce come pochi, della violenza politica perpetrata dai franchisti, dalla sollevazione militare del 17-18 luglio del 1936 al declinare degli anni quaranta. In secondo luogo perché se scarsamente nota era da noi la qualità della violenza politica nella guerra civile e nel franchismo, del tutto ignota era la sua articolazione minuta nell'universo penitenziario e concentrazionario, con i suoi dispositivi di riscatto e redenzione attraverso l'indottrinamento e il lavaggio del cervello, che utilizzò come ideologia quel singolare intreccio di cattolicesimo, patriottismo nazionalistico e anticomunismo noto con il nome di nazionalcattolicesimo. Le accertate dimensioni della repressione non dicono soltanto delle vittime, delle loro sofferenze e umiliazioni. Dicono anche dei responsabili di quelle umiliazioni e sofferenze. Dicono dei carnefici e dei loro complici. Dicono dei vincitori della guerra civile, dei franchisti, del franchismo e del suo eroe eponimo, per anni e anni padrone assoluto della vita e della morte degli spagnoli. Solo chi ignora le decine e decine di pubblicazioni che stanno sullo sfondo del lavoro di Rodrigo, può ostinarsi a sostenere il carattere bonario e paternalistico della dittatura del Generalissimo. La terza ragione che fa apprezzare la pubblicazione del volume riguarda la preoccupazione costante del suo autore di collocare le proprie argomentazioni e riflessioni nel contesto del più recente dibattito spagnolo sul recupero della memoria storica, anche nella prospettiva di superare l'oblio del passato che contraddistinse gli anni della transizione. Pagine assai utili anche queste, per il proficuo spunto alla discussione che esse offrono." (Dalla Prefazione di Alfonso Botti)
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