Visioni di fine millennio. Catalogo. Ediz. italiana e inglese
L'opera di Bilal è potente e molto penetrante, dappertutto troviamo universi truccati: Mosca è paralizzata, Berlino è in rovina e anche Parigi si disgrega in uno strano futuro dove gli dèi dell'antico Egitto vivono tra i comuni mortali. Il catalogo, particolarmente curato per grafica e apparato redazionale, ripercorre il percorso espressivo dell'Autore, consentendo al lettore di immergersi nel suo universo immaginario. "Negli sconfinati e misteriosi territori della fantasia Enki Bilal si trova perfettamente a suo agio; ma non è solo questa la ragione del fascino che avvolge ogni sua opera: sono le crepe, le incrostazioni, le ferite non rimarginate, le bende e i cerotti, a trasmettere l'intuizione di un perenne e inesorabile decadimento, a portarci in un mondo che vive la vigilia della distruzione come uno status di continuità. Frammenti che sostengono frammenti, fratture, suture, croste, culture mutilate che si incrociano con religioni immaginarie, storia, profezia, allucinazione. Bilal muove con spietata determinazione un universo fragile e incoerente: ed è inevitabile oltre che esplicito che la sua vicenda umana e le sue radici slave abbiano avuto un ruolo determinante nel suo lavoro. L'Est dell'Europa è un grande serbatoio di culture, uomini e progetti in piena ebollizione, ed oggi il suo potenziale creativo è di gran lunga superiore al nostro, che ormai da almeno due decenni è diventato la tecnica del riciclo: taglia e incolla. E questo perchè lì le ferite sono ancora aperte, i muri scrostati, e i frammenti dell'esplosione del comunismo si sentono ancora sibilare nell'aria. Anche Bilal, come altri autori, si caratterizza per aver lavorato oltre che per il fumetto anche per il cinema, per il teatro, per la musica, ma è la prospettiva, il punto di partenza che lo rende immediatamente riconoscibile. E' un giovane serbo che nella Parigi degli anni ottanta e novanta si muove in quella babele di razze e di culture che sono oggi le grandi metropoli. Bilal scava nella realtà con ferocia e crudeltà: è la sopravvivenza, la lotta per la vita che spesso diventa sopraffazione ciò che lo circonda. Assiste al crollo del suo paese e del grande ordine mondiale quasi con indifferenza, rappresentandone l'aspetto irreale, visionario, barocco, ma senza passione, un universo livido e disperato, riempito di macchine, uomini e animali che spesso si confondono in un unico grande caos di riferimenti, di simboli, di situazioni. Dal recupero bizzarro della mitologia egizia alla assoluta libertà nel colore, dalle barocche e flaccide ambientazioni alle bellissime figure femminili, Bilal riesce a esprimere una eleganza estetica mirabile, ma immersa sempre in un territorio creativo in cui il bello, il brutto, il bene e il male non hanno dimensione e non si riconoscono."
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