Il centauro nel giardino
Il centauro Guedali è tornato alla normalità. Al posto degli zoccoli, i piedi. Via la coda, via le zampe. Ma della vita passata rimane il fremito del galoppo, la libertà della pampa, l'imperativo di una sessualità sfrenata. Nell'odissea del centauro che diviene uomo la bizzarria è davvero inesauribile. Sullo sfondo di un Brasile tutto reale si avvicendano incontri improbabili e figure irrequiete: la vecchia levatrice, il circoncisore, il chirurgo marocchino, la sfinge Lolah bella e sventurata, il cavallo alato, indios e stregoni. Un delirio mitologico. Ma soprattutto una simbologia formidabile che dà voce all'anomalia vista da dentro. L'autore, figlio di ebrei russi emigrati in Brasile, fa della diversità il vero motore di questo romanzo, orchestrando con estro chagalliano non solo gli archetipi culturali ebraici, ma anche la lotta tra bestiale e umano e il loro ancestrale legame.
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