Intervista con Allen Ginsberg
Nel maggio 1965, dopo essere stato acclamato dagli studenti di Praga e subito espulso dal governo ceco, Allen Ginsberg è in Inghilterra: l'autore di questa intervista lo conosce per caso durante un reading e lo accompagna nei due giorni successivi di vagabondaggio in autostop (segnali buddisti invece del pollice alzato) per la campagna inglese, fra pellegrinaggi alla tomba di Artù e acquisti di tè. Questo l'insolito background di un'intervista che a tratti diventa libero, vivacissimo monologo: la beat generation, le esperienze lisergiche, il marxismo, le filosofie orientali, William Blake e Paul Cézanne. Ginsberg racconta aneddoti, cita versi, si confida, si esalta: "Quando sono nel fervore delle lacrime sincere. Allora il controllo è totale. È la sensazione di essere profeta di me stesso e padrone dell'universo". L'ennesima occasione per lasciarsi incantare da una delle personalità più geniali, complesse e straripanti della letteratura contemporanea, per cui l'etichetta di 'beat' sembrerebbe forse limitante, se Ginsberg stesso non la portasse con sé in ogni momento con l'orgoglio di una bandiera.