Caterina, la contrabbandiera friulana
Caterina è una giovane contadina friulana come tante: vive, in famiglia, un'infanzia e un'adolescenza segnate dalla semplicità, nel contesto di un Friuli ancestrale e totalmente agricolo che è in balia, verso la metà del Settecento, dei prepotenti locali al servizio della Repubblica di Venezia. La sua piccola storia si snoda dentro il costume e le tradizioni della Pedemontana friulana, tra Spilimbergo e Maniago: Caterina è nata a Sequàls, villaggio allo sbocco della Val Tramontina. Nel 1746 si abbatte su questi luoghi una terribile carestia per cui Andrea, padre di Caterina, deve arrangiarsi con il contrabbando per sfamare la famiglia. Anche Caterina, per sfuggire alla "giustizia" del conte Mainardo da Spilimbergo e dei suoi sbirri, si dà alla macchia e al commercio illegale. La "banda" della contrabbandiera friulana percorre un Friuli terragno e religioso dove i pievani sono spesso i difensori di un popolo rustico e fiero; Caterina sarà costretta a uccidere uno sgherro che tenta di violentarla: per l'omicidio, sarà condannata dal tribunale di Udine all'impiccagione.