Gioco della verità. Una diva nella Roma del 1943 (Il)
Una storia d'amore sensazionale durante l'ultima fase del fascismo. Un insolito e struggente triangolo, tra le molte ombre e le rare luci degli anni terminali del regime mussoliniano. Un'attrice famosa, la diva per eccellenza del cinema cosiddetto "dei telefoni bianchi", radiosamente irresistibile nelle parti di ingenua. Un regista di nobile famiglia e di grande talento, ma di animo inquieto e a volte addirittura feroce, schierato con la Resistenza clandestina. Un granatiere del re, passato alle milizie di Salò e diventato un persecutore dei propri fratelli, addirittura un torturatore, ma restato incredibilmente sentimentale. Il materiale a disposizione parrebbe persino eccessivo per un film, troppa carne al fuoco. E, invece, è una storia vera, narrata con candore e grazia ma anche con voglia di ristabilire la verità, della protagonista e vittima, Maria Guani Beomonte, meglio nota sotto il nome di Maria Denis. L'amore sincero per Luchino Visconti, la sua capacità di affrontare qualsiasi ostacolo per salvarlo quand'era caduto in mano ai fascisti, la sua dedizione spinta sino a coltivare la pericolosa conoscenza di Pietro Koch terribile per gli altri, ma di lei innamorato, il salvataggio del regista, la morte di Koch, tutto il dolore per la mancata riconoscenza dell'uomo amato, la ferita psicologica mai rimarginata: Maria Guani Beomonte, tornata ormai al suo vero nome, racconta tutta la sua esperienza crudele senza rancore, ma con un convincente e toccante impegno a far luce sulla vicenda. Manuela Grassi, giornalista di "Panorama", correda il racconto autografo dell'attrice con un'agguerrita raccolta di testimonianze, memorie, documenti su quel periodo della storia d'Italia che dopo mezzo secolo conserva ancora molti misteri. E Massimo Scaglione ci dice tutto sulla diva dei telefoni bianchi Maria Denis, aggiungendo una puntigliosa filmografia.
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