Il futuro è morto. Psicogeografia della modernità

Il futuro è morto. Psicogeografia della modernità

Oltre a Ballard, saggi e interventi di E.F. Carabba, P. Dalla Vigna, P.K. Dick, U. Fadini, M. Guareschi, S. Loria, D. Marchi, G. Pascucci, T. Villani. Il futuro è morto. Non è altro che una constatazione. Il tempo a cui apparteniamo è il presente in divenire e per questo ricco di possibilità. Tutto ciò che circonda non è fuori di noi, siamo noi, senza più confini, aperti a metamorfosi indotte dalle tecnologie e dalla comunicazione multimediatica. Un presente molteplice e sincretico si offre come un territorio, lo spazio dilatato dello spaesamento permanente in cui elementi arcaici si coniugano con il dispiegarsi della realtà virtuale. Il rischio estremo, in questo passaggio, potrebbe consistere nel decidere che il mondo non ha più nulla da offrire e che i luoghi dell'esperienza sono scomparsi. Invece, è l'esperienza stessa che viene modificata e ci richiede di essere sempre più sensori capaci di interrogare un nuovo paesaggio.
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