Il pallone e la miniera. Storie di calcio e di emigranti
La sera del 19 settembre 1973 Bill Shankly, il coach del grande Liverpool, incontra il passato. Entra negli spogliatoi avversari e striglia il suo capitano Hughes indicandogli i giocatori della Jeunesse. Sono dilettanti, operai, minatori, immigrati italiani. Il Liverpool avrebbe dovuto travolgerli nel primo turno di Coppa dei Campioni. Non ci riesce. Lo Stade de la Frontière è incastrato tra le case, le miniere, i comignoli delle acciaierie. Il quartiere Hoehl è questo: la terra del ferro, degli operai e del pallone. A Esch-sur-Alzette, città a sud del Lussemburgo, un abitante su tre è italiano. Nel raggio di 25 chilometri sbuffano 49 altiforni. Grazie a miniere e calcio, questo pezzo di Europa ha inventato la libera circolazione delle persone un secolo prima del trattato di Schengen e attraversato silenziosamente la storia. Le lotte operaie. La resistenza al nazismo. Incontrerà poi la tragedia dell'Heysel, il Real Madrid di Alfredo Di Stefano, il Milan di Trapattoni e la Juventus di Platini. E quella sera del 1973 dà una lezione al leggendario Shankly. Che ricorda il suo passato di minatore e uomo del popolo rendendo omaggio alla piccola, sconosciuta squadra operaia.