Il lupo mannaro

Il lupo mannaro

Chi è, o cosa è, la figura avvolta in una pelliccia bianca che dal nulla fa la sua comparsa nella gelida notte di un villaggio scandinavo, in un luogo e in un tempo imprecisati? Quale arcana influenza esercita su chi entra in contatto con lei, nella fattispecie i fratelli Christian e Sweyn, tanto da metterli l’uno contro l’altro, e a quale fine? La donna-lupo sfuggente, minacciosa ed evocativa tratteggiata dalla scrittrice britannica è tutta ottocentesca, lontana dagli stereotipi a base di luna piena e pallottole d’argento che si imporranno solo in seguito. Parimenti, si distanzia anche dalla rappresentazione canonica del “mostro”, rivelandosi più affine a quella di una femme fatale. Pubblicato nel 1890 sul mensile Atalanta con le illustrazioni di Everard Hopkins, The Were-Wolf uscì in volume unico solo sei anni dopo, stavolta arricchito da quelle di Laurence Housman, fratello dell’autrice. Includendo le tavole di entrambe le edizioni, “La Biblioteca di Lovecraft” riporta alla luce, in una nuova traduzione integrale di Gabriele Scalessa con postfazione della sociolinguista Vera Gheno, un racconto assente in Italia da trent’anni.
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