Manodopera

Manodopera

L’anonimo dipendente di un supermercato racconta le sue giornate tra i corridoi e gli scaffali, descrive il feticismo delle merci, il controllo sui corpi, gli effetti inesorabili di un mondo dove tutto si vende e si compra. Ad accompagnarlo ci sono altre voci, più riconoscibili: Isabel, Gloria, Enrique, Gabriel, Sonia, Andrés, Pedro, conviventi forzati di uno spazio che non può dirsi casa, dove l’empatia della condivisione è soppiantata dalle logiche ciniche della sopravvivenza, dove ciò che conta è la tirannia del contratto, l’oscenità del turno, il licenziamento di massa, l’occhio implacabile del supervisore; dove il corpo è l’ultimo vestigio di un’irreversibile degradazione. Manodopera offre una cruda, eppure profondamente realistica, lettura del sistema di produzione neoliberale, interpretando in filigrana le sue perversioni. Con una prosa visionaria, incalzante, allegorica, Diamela Eltit immerge il lettore in un universo estremo capace di incarnare le molteplici sfumature della violenza, della degenerazione e dello svilimento del mondo del lavoro.
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