Nejishiki
Oblomov porta finalmente in Italia uno tra i maggiori autori di fumetto di tutti i tempi, con una raccolta di racconti. Un ragazzo approda sulla spiaggia di un piccolo villaggio di pescatori con l'arteria del braccio recisa dal "morso" di una medusa. La ferita è di quelle che causano morte per dissanguamento e il ragazzo vaga alla disperata ricerca di un medico senza che nessuno tra quelli che incontra voglia aiutarlo o mostri alcun interesse per lui o empatia per la sua disgrazia. Quello di Tsuge è un neo-realismo con una componente grottesca, morbosa e ossessiva che descrive bene il sentire della generazione nata dopo la Seconda guerra mondiale. Da una parte il villaggio, emblema della distruzione e della povertà della società giapponese post-bellica; dall'altra il protagonista, perduto in un incubo di straniamento e incomunicabilità che, per il tono distaccato e dimesso, può ricordare il nostro Antonioni.