La montan'aria 2.0. Dizionario semiserio di montagna e alpinismo

La montan'aria 2.0. Dizionario semiserio di montagna e alpinismo

«Che Pier Aldo Vignazia, con le sue vignette pubblicate su vari giornali e riviste, sia da tempo considerato acuto e graffiante uomo di satira, è ormai risaputo. Ma la satira, per non diventare dannosa e controproducente, deve viaggiare sul sentiero del buongusto e non sconfinare nel sarcasmo o, peggio ancora, nell'offesa personale. La satira deve colpire, fare male, scorticare, ma sempre con una certa arguzia e molta classe. Anche per evitare, a chi la fa, spiacevoli risvolti legali che, guarda caso, provengono sempre dai "code di paglia", da coloro cioè che si sentono punti nel vivo e quindi nel vero. Pier Aldo Vignazia ha saputo sempre conservare lo stile nelle sue vignette. E anche in questi racconti brevi, quel suo trattenuto "non dire" ( che invece dice tutto) esce allo scoperto con l'ironia graffiante e onesta che lo contraddistingue. Sono racconti di alpinismo o, più precisamente, riflessioni sugli attrezzi che hanno accompagnato e accompagnano l'alpinista lungo la sua carriera. Vignazia rovista il passato e osserva il presente attraverso gli oggetti cari al crodaiolo. E va a scoprire il bello, il brutto, il ridicolo, il grottesco di uno sport che oggi, nel terzo millennio, sembrerebbe lontano qualche galassia dal nostro vecchio modo di andare in montagna. Invece, leggendo attentamente il libro, si scopre che l'alpinista non è per nulla cambiato. È ancora preda degli stessi errori, dello stesso orgoglio, della medesima ricerca di affermazione. Non vi sono, si badi bene, in queste pagine, rimpianti lacrimosi o nostalgie patetiche. L'autore è troppo saggio per abbandonarsi a melensi "Che belli quegli anni" o a pietosi "Allora si stava meglio". Ma nemmeno si fa prendere dall'imbecillità dell'era moderna, dove una borraccia da escursione (oltretutto pesante come il piombo) la paghi trecentomila lire quando, per la stessa bisogna, basta una bottiglia di plastica da zero lire: contiene più acqua, pesa pochi grammi ed è indistruttibile. Vignazia ci fa anche scoprire che la nostra vecchia, gloriosa giacca a vento di cotone, compagna di mille avventure alpine, si rivela veramente utile e pratica, solo per infilarvi, nelle numerose (molte delle quali inutili) tasche, pinze e cacciaviti quando dobbiamo salire sul tetto di casa a sistemare l'antenna del televisore. Tagliando frasche con la roncola dell'ironia dal sentiero dei luoghi comuni, Vignazia scopre altarini, punti deboli e scheletri negli armadi degli alpinisti. Tira fuori e mette in piazza pregi e difetti, non dai loro comportamenti, ma analizzando gli attrezzi che li accompagnano nelle scalate. Oggetti che mai avremmo pensato che si fossero appropriati di tanta parte di noi, del nostro modo di fare, di pensare, di vivere. Leggendo questo libro, scopriamo che chiodi, corde, moschettoni, pantaloni alla zuava, camicie a quadri, zaini, panini dentro agli zaini, sono stati dei veri compagni di viaggio. Molte volte ci hanno anche deluso o, peggio, tradito. Forse è stato perché non li abbiamo dotati dell'attenzione che si meritavano. Ma, come succede, il valore delle cose semplici si capisce sempre dopo. Dopo che ci sono sfuggite di mano, scomparse, dimenticate. Era dai tempi di Bepi Mazzotti e della sua "Montagna presa in giro" che non si leggeva qualcosa di ironico, di pungente, di non auto-celebrativo sull'alpinismo e che, nello stesso tempo, regalasse un po' di poesia. Forse perché, di questi tempi, ci prendiamo tutti troppo sul serio. Ma, e qui caro Pier Aldo mi viene spontanea una domanda, non è che anche la satira e l'autoironia, non siano soltanto una forma più elegante di prendersi sul serio?» (Mauro Corona)
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