La spazzola dell'ingegnere
La fabbrica Marpelle Spa del cavaliere Rispoli-Negretti fu una delle tante "cattedrali nel deserto" che nel dopoguerra sorsero numerose nel mezzogiorno d'Italia, spinte soprattutto da motivi speculativi per gli incentivi a fondo perduto della Cassa per il Mezzogiorno. Il protagonista, l'ingegnere Carlo Sarracini, dirigente, cattolico, assertore dell'utopia olivettiana, col tempo ne diviene nemico acerrimo denunciandone l'intreccio perverso tra interessi politici ed economici e mettendo in guardia sul clima fantasmatico che si viene creando attorno all'evento fabbrica, mentre si favoleggia l'era malata della "merce". Con l'eloquio mutuato spesso dai vangeli, Sarracini annuncia l'incombente catastrofe, chiede alla gente di svegliarsi dal sonno e di scorgere finalmente l'inganno. Denuncerà il lavoro perverso e silenzioso dell'arsenico, del cobalto, del cromo esavalente sui corpi degli operai occultati dalla direzione e il massacro indifferente dell'ambiente.