Qualcuno ha scambiato le mie ossa
Una visionaria ironia, una leggerezza straziante, una quotidianità visitata da apparizioni. E un tragico sentimento del tempo trattato con delicatezza. La Hohler è tutto questo e molto altro in un libro tradotto in modo partecipe da una lingua "minore" da Barbara Herzog, poetessa di madrelingua svizzerotedesca che la fa conoscere ai lettori italiani. Hohler colpisce di taglio, non si affida a nulla di iperbolico che non sorga dal minimo, trova visioni nei dettagli. La questione del tempo attraversa il libro: dalla poesia che dà il titolo alla raccolta, alla parca che appare in un testo dedicato agli uomini che escono al mattino presto, fino alle riflessioni in versi sulle mucche, le valli, la città. Il tema dell'invecchiamento è più volte richiamato, accanto a quello del passaggio degli anni e dei cambiamenti o delle resistenze dell'implicito nelle relazioni. La poesia della Hohler sorprende a ogni pagina, ha una grazia speciale fatta di lucidità, una sfumatura di spietatezza e una più profonda, invece, di pietas. Un senso di parità al vivente, siano gli animali, le ombre della sua vita, le ragazzine immigrate sul tram. La traduzione della Herzog restituisce questi elementi tipici di una personalità e di una cultura e li fa parlare nella nostra lingua.
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