Quel ragazzo è un killer!
Caryl Chessman, protagonista del più controverso caso di cronaca degli anni Cinquanta e giustiziato per crimini che non avrebbero previsto la pena di morte, scrisse tre testi autobiografici durante la sua permanenza in cella. Le sue opere ("Cella 2455. Braccio della morte" in particolare) sollevarono una fortissima ondata emotiva e sensibilizzarono l'opinione pubblica americana sul tema della pena capitale. Nei dodici anni che passarono tra l'arresto e l'esecuzione Chessman sviluppò un notevole talento nella scrittura, che dopo aver prodotto tre saggi, lo spinse a cimentarsi con un romanzo, dai toni comunque autobiografici, sulla boxe e sulla città che lo vide giovane e libero. "Quel ragazzo è un killer!" (1960) è l'ultima testimonianza della grande energia di Chessman, l'ultimo grande sforzo per riabilitarsi. Una cosa è certa: questo romanzo, giunto al termine di un lungo percorso di dolore e introspezione, parla di un uomo che affrontò la sua condanna senza chinare la testa. Nel finale Chessman scrisse di non essere colpevole e che le generazioni future lo avrebbero capito.