Urbi et orbi
Incandescente come la polemica sugli spazi della religione, sulfureo come uno sguardo sul cielo con occhi infernali, grottesco e tagliente come una caricatura satanica, "Urbi et Orbi" è il romanzo su un papa che affascinò il mondo con la sua energia. E' il dietro le quinte, fantastico e irriverente, di un Vaticano sempre più spalancato ai consumi televisivi e all'irruenza dei media. E' l'occhio di un 'grande fratello' curiale puntato tra i corridoi e le stanze private del palazzo apostolico. E' l'esilarante confessione che persino nella trascendenza prospera il malaffare. Come nei romanzi precedenti, Calaciura cattura il suo personaggio dalla realtù più urgente, con una metafora del bene e del male, dell'inappagata aspirazione a Dio. L'io narrante è un noi, cosca di prelati che in una sequela di trame luciferine contamina la fede con la malapianta del dubbio. Sino alla miscredenza. Eminenze grigie, strumenti e vittime della malattia del mondo. Infine "Urbi et Orbi" è l'allucinato e struggente epilogo di un papato, resoconto surreale, ma palpitante e commosso, della malattia e della senescenza di un pontefice, troppo santo o troppo uomo, interprete e medium del dolore di tutti. Attraverso la ricchezza della sua scrittura Calaciura, ancora una volta, porta in superficie la sostanza più autentica e rimossa, quanto di universale e non effimero si nasconde nella contemporaneità.
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