Enrico Mattei: petrolio e complotto italiano
Nel febbraio del 2003, il pm di Pavia Vincenzo Calia chiedeva l'archiviazione per l'inchiesta da lui riaperta nel '94 sul "caso Mattei". Dopo perizie accurate, centinaia di testimonianze, pagine e pagine di documenti, l'esito amaro e inquietante cui approdava è riassumibile in tre punti: l'aereo del presidente e fondatore dell'ENI, caduto a Bascapè nell'ottobre del '62, è stato oggetto di un attentato preparato da mesi; il sabotaggio comportò, "quanto meno a livello di collaborazione e copertura, il coinvolgimento di uomini inseriti nello stesso ente petrolifero e negli organi di sicurezza dello Stato con responsabilità non di secondo piano"; tale coinvolgimento è corroborato, negli anni, dalla sparizione di prove, omissioni, subornazioni di testi e anche strani incidenti. Sono conclusioni che conferiscono, al di là di ogni più fantapolitica immaginazione, autorità giudiziaria alle tesi che Giorgio Galli sostiene da oltre trent'anni. Di fatto, con la morte di Mattei, il "complotto" entra nella storia politica italiana, ne modifica l'evoluzione e i rapporti tra potentati economici e partiti, apre un periodo in cui un filo rosso (di sangue e misteri) lega la politica alla mafia, a oscure trame eversive, passando per piazza Fontana, inglobando tutti gli anni di piombo e il caso Moro, e lasciandosi dietro una scia di vittime sacrificali.Questo libro - che si compone di tre parti, due già edite nel '76 e nel '95 e la terza contenente ampi passaggi dell'inchiesta di Pavia - dopo aver scandagliato vita e ambizioni dell'uomo che lottò per rendere l'Italia autonoma dal punto di vista energetico, nell'analizzare i possibili perché della sua eliminazione, offre in sottotraccia una ricostruzione sconsolante degli ultimi quarant'anni della nostra storia repubblicana, sui cui retroscena troppo poco si è potuto o voluto chiarire. Se, infatti, la verità giudiziaria ha potuto solo tratteggiare il contesto del complotto, senza individuare esecutori e mandanti, c'è tutt'oggi chi accredita la tesi dell'incidente, mentre in sede storiografica è utile riflettere sulle conseguenze economiche della svolta operata dai successori di Mattei, che hanno fatto dell'ENI non un produttore ma un semplice distributore di petrolio, sottomesso alle grandi compagnie americane, condannando l'Italia a una politica di importazione energetica con i più alti costi europei per le industrie e le famiglie. Un'eredità di scelte sciagurate, tangenti e malaffare politico, di cui il nostro Paese paga ancora il prezzo, aggravato dall'amara constatazione che "il tempo e i depistaggi consegnano alla storia quello che, tempestivamente indagato, avrebbe potuto riguardare la giustizia e anche la politica".
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