Timewatch. Per un'analisi sociale del tempo
In un'epoca in cui il tempo acquista sempre più i tratti di un'ossessione pervasiva, il libro di Barbara Adam rappresenta una vera e propria apertura di orizzonti che svelano l'altra faccia del tempo, la faccia in ombra, quella che la "società dell'accelerazione" impedisce abitualmente di mettere a fuoco. Prendono così forma le molteplici "figure del tempo" disegnate dalla relazione tra i soggetti, uomini e donne in carne e ossa, e il mondo sociale e naturale che essi abitano. Il tempo ritorna così al centro della scena non per la violenza che è in grado di esercitare sulle nostre vite quotidiane, per i sofisticati (e faticosi) equilibrismi che impone tra scansioni temporali e ritmi differenti, o per le ferite che è in grado di produrre attraverso la discontinuità di cui pure è simbolo. Piuttosto, emerge per l'enorme ricchezza di possibilità che racchiude, e che l'apparato concettuale messo a nostra disposizione dall'autrice ci consente di "vedere". Attraversando i molti territori analitici che il libro propone - i territori della salute e della malattia, dell'educazione e del lavoro, delle tecnologie e dell'ambiente - possiamo toccare con mano anche gli aspetti non mercificati, non cronologici, non lineari del tempo. II tempo degli orologi e la temporalità umana possono ricongiungersi. Viene in tal modo alla luce la nostra capacità, per quanto costretti dentro i tempi frantumati imposti dal primato della ragione economica e dal culto dell'urgenza che essa impone, di "generare" tempo, di spezzare il recinto del tempo cronologico e la sua costitutiva familiarità con la dimensione del limite, della finitezza, dell'impossibilità. In ultima analisi, con la dimensione della morte. Barbara Adam riesce a mostrarci non solo come la molteplicità di significati del tempo sia insopprimibile, ancorata com'è alla soggettività umana. Ma anche come donne e uomini reali possano percorrere i tempi sociali più che veloci della nostra epoca dando spazio alla creatività e, perché no, costruendo forme di resistenza. Il tempo globale in cui ci troviamo a vivere ci consente anche di costruire una nuova consapevolezza delle "possibilità" che un rapporto equilibrato, non imperiale, non violento verso i tempi dell'esistente dischiude. "Timewatch" - letteralmente "guardare il tempo" - si offre come una guida intelligente alla definizione di questi itinerari inediti. Un aspetto essenziale del libro è, sotto questo profilo, la sua capacità di proporre più vie per accostarsi a questi itinerari, a seconda degli interessi e delle sensibilità di ciascuno. Ma anche a coloro che semplicemente si interrogano sulla possibilità di costruire un quotidiano diverso - una "vita buona" diremmo - il libro dà indicazioni preziose. II cambiamento è possibile, e la consapevolezza delle molte facce che il tempo possiede offre una solida base per disegnare alternative praticabili. Cambiare il modo di guardare al tempo, è la filosofia di "Timewatch", è il punto di partenza per cambiare anche le nostre vite.