Tenetevi il miliardo. La sfida di Lucarelli che portò Livorno in serie A
L'anno delle scommesse, del doping farmacologico e amministrativo, dei bilanci bugiardi, l'anno della fine del calcio, ha il rovescio della medaglia. Un rovescio romantico e positivo, con il viso aperto e birbante di Cristiano Lucarelli, classe 1975. Uno che ha sempre inseguito i sogni di suo padre: giocare nella squadra della sua città. Sogno nato ai giardinetti e coltivato con ostinazione, contro ogni ragionevole obiezione. Anche a discapito degli orizzonti di gloria che il talento gli ha messo a disposizione. Già, perché Cristiano Lucarelli da Shanghai (celebre quartiere popolare) per poter indossare la casacca amaranto, che aveva cucita sottopelle, e portare il Livorno in serie A, ha rinunciato a una cifra enorme, più o meno a cinquecentomila euro netti (o un milione di euro lordi) l'anno e alla possibilità di giocare sui campi nobili della massima serie. La storia ha dell'incredibile. A viverla da dentro, come Carlo Pallavicino, procuratore e amico di Cristiano, ha potuto fare, è un'avventura meravigliosa, un viaggio lungo una stagione nei misteri della livornesità e di Livorno, città che vanta figli di talento e virtù come poche. Dalle testimonianze di tifosi e livornesi illustri, dal viaggio nei luoghi magici e suggestivi dell'infanzia, Pallavicino traccia i confini di una scommessa cercata, voluta e vinta: riportare il calcio che conta nel glorioso stadio dell'Ardenza. Un libro scritto da chi ama il calcio e vuole offrire un esempio imitabile e disponibile. Un libro scritto per chi ama il calcio, per chi non vuole smettere di credere nelle favole e nel gioco più bello che c'è. Anche per una sola stagione...
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