Dodicesimo dialogo (Il)
Una giovane donna, Sonya Gore, innamorata dei libri e posseduta dal piacere della lettura, decide di abbandonare la sua modesta ma tranquilla carriera di insegnante per aprire una libreria di volumi di seconda mano in un quartiere periferico di Melbourne. Circondata dagli oggetti del suo desiderio, Sonya trova la felicità ma purtroppo non la ricchezza. I clienti scarseggiano, la recessione incombe e il padrone di casa la assilla con le sue richieste. Improvviso, però, arriva un arcano segnale che la sorprende e rincuora. Sonya trova infilata sotto la porta del negozio una grande busta dorata con il suo nome scritto chiaramente in inchiostro blu. La busta contiene dei fogli ricoperti da una nitida calligrafia ma senza firma in calce. Il testo è un curioso dialogo tra Mosè e Karl Marx, che si confrontano sul tema del rapporto tra la terra promessa e il comunismo, ideali che nessuno dei due ha potuto raggiungere. Le misteriose buste continuano ad arrivare a intervalli regolari e si rivelano in un certo senso lettere d'amore per Sonya, che via via si rispecchia nelle caratterizzazioni di quei dialoghi. Leopardi e Kierkegaard, Ibsen e Strindberg, Kafka ed Hemingway, Borges e Cervantes e molti altri fanno udire la loro voce da quelle pagine come fossero ancora vivi e presenti. Agli occhi di Sonya appaiono come amici accorsi nell'ora del bisogno e le loro parole sembrano fari nella nebbia di una realtà così deludente. Fino al pirotecnico dodicesimo dialogo, quando Sonya e il misterioso scrivente, ormai rivelatosi, si avviano verso una fine fatale o un nuovo inizio.
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