Cuori meccanici
Brillante ritratto di questo primo scorcio del nuovo secolo, "Cuori meccanici" sorprende per la lucidità e l'ironia con cui tratteggia i sogni, le paure e le contraddizioni delle nostre frenetiche vite metropolitane. A tutta prima, il giovane protagonista di "Cuori meccanici" appare simile a tanti altri: un ottimo lavoro a Milano, in un'agenzia di pubblicità; un girotondo inesauribile di amici, di incontri, di viaggi; una ricerca del piacere esuberante e spensierata. Ma dietro questa sfavillante apparenza emerge, fin dalle prime pagine, il tema di fondo del romanzo: la consapevolezza, da un lato, di essere un arido collezionista di oggetti, di corpi, di emozioni; e la necessità, dall'altro, di infrangere la seducente prigionia di un consumo fine a se stesso. Un contrasto insanabile fino al giorno in cui non uno, ma due incontri ambigui e inattesi - una donna dal passato misterioso, Clara, e il figlio Dylan - deflagrano nel desolato narcisismo che difende i sentimenti più profondi del protagonista, offrendogli una duplice, sorprendente possibilità di riappropriarsi della propria capacità di amare. Come già nel suo primo romanzo, "Solitudini imperfette", Andrea Mancinelli prende decisamente le distanze dai consolatori romanzi generazionali sui trentenni, offrendoci un'appassionata riflessione sui desideri che guidano, giorno dopo giorno, le nostre scelte più radicali.
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