Notte finale. Racconti tristi e felici

Notte finale. Racconti tristi e felici

Racconti d'amore e di morte, consolanti e drammatici, talvolta disperati. Grazie a uno stile asciutto e fortemente evocativo, questa grande autrice irachena contemporanea è riuscita a rendere con assoluta maestria la dimensione magica che attraversa, talvolta, il quotidiano della gente comune. Poco importa che si tratti spesso di miserabili, di reietti, di scrocconi: il popolo che anima queste pagine è fotografato nell'attimo culminante in cui la vita gli si rivela o gli sfugge. E poco importa perfino l'ambientazione, sia essa Baghdad o altrove, poiché l'autrice non si propone di descrivere la finitezza di un mondo fisico, quanto piuttosto la minuta eternità che puntella ovunque l'animo dell'uomo. Così, in quel piccolo gioiello che è "La gallina di Omar", un comunissimo uovo covato da una gallina moribonda ha più significato di qualsiasi uovo d'oro. Ne "Il ritorno del prigioniero", che per certi versi riporta alla mente la "Napoli milionaria" di De Filippo, il soldato che torna a casa non è l'eroe glorioso caro alla propaganda, bensì un pover'uomo che non riconosce moglie e figli, motivo d'imbarazzo più che d'orgoglio. Questi sono solo alcuni dei racconti che compongono "Notte finale", non necessariamente i più emblematici, non necessariamente i più belli. Buthaina Al Nasiri, a chi di recente le ha domandato cosa pensasse della guerra combattuta nel suo Paese, ha risposto: "Rappresenta la vittoria della giungla e la sconfitta della razza umana". Tale convinzione sembra vibrare 'preventiva' in ognuno dei suoi sedici racconti.
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