Unica donna (L')
Akos Balasz, scapolo d'oro della Budapest tra le due guerre, è un uomo fortunato, è sempre riuscito ad arrivare dove ha voluto, ed ora, superata la soglia dei quarant'anni, la vita gli scorre metodica e scioperata, tra partite di carte tutti i pomeriggi al circolo e relazioni poco impegnative con donne che ama meno di quanto sia amato. Ma un giorno lo scorrere uguale del tempo è interrotto dall'arrivo di una lettera, dalla firma illeggibile, che lo invita a trovarsi, domenica sera alle nove, in una villa a Cannes. Un invito strano a migliaia di chilometri di distanza da parte di uno sconosciuto. Il turbamento di Akos però rivela l'affiorare di un malessere dentro cui emergono ricordi sepolti. Quindici anni prima ha amato l'unica donna vera della sua vita, Teresa Valerian. Ricorda la prima volta che l'ha incontrata, al Ritz di Budapest, insieme al marito, assai più vecchio, e al segretario, un ambiguo terzetto a dire dei suoi amici e colleghi. Inizia così con un lungo flashback, la storia di un amore rapinoso che si svolge tra varie capitali europee, da Vienna a Parigi, fino al suo drammatico epilogo a Beaulieu, dove il marito che li ha rintracciati riesce a convincere Akos della labilità di una passione giovanile. E il giovane la lascia, si risposa e divorzia, e gli anni passano, prima che la misteriosa lettura, il cui mittente è l'ormai anzianissimo coniuge, e il successivo colloquio non denuncino un'inutile quanto amara verità. Akos non sa vivere la vita che esteticamente, e l'estetico, secondo Kierkegaard, è colui che è mosso solo in superficie, incapace di cogliere le ragioni più profonde dei sentimenti. Così la sorte di Teresa, dell'unica donna che avrebbe dovuto amare, gli rivela che la tragedia in qualche esistenza si manifesta soltanto nell'impossibilità di capire.